DIPENDENZA RELAZIONALE

 

Come tendiamo a rapportarci al prossimo? Preferiamo legami più “stretti” o più “aperti”? Oggi vi parlerò di relazioni sociali ed in particolare di dipendenza affettiva.

Ogni persona ha un proprio peculiare modo di instaurare e mantenere rapporti interpersonali. Quello che oggi vi chiedo, e su cui vi invito a riflettere, è quanto vi sentite bene nelle vostre relazioni.

L’individuo nasce dipendente dai genitori e, crescendo, impara a passare dalla dipendenza all’interdipendenza. L’essere umano, infatti, non potrà mai raggiungere l’indipendenza assoluta, in quando “animale sociale” con il bisogno fondamentale di entrare in relazione con l’altro.

Gli individui si avvicinano gli uni agli altri in quello spazio condiviso e abitabile dove è possibile creare un legame affettivo. Nell’arco della nostra vita instauriamo differenti relazioni, strutturate con modalità che trovano  origine in un complesso intreccio di fattori biologici, culturali e affettivi.

Generalmente, le modalità relazionali che l’adulto mette in atto solo collegate a degli schemi ereditati dal rapporto con le figure genitoriali. Per riassumere possiamo affermare che tendiamo a farci accudire con la stessa fiducia (o timore) del bambino che siamo stati e ad accudire con la stessa amorevolezza (o ambivalenza) che i nostri genitori hanno avuto per noi (Bowlby, 1989).

Tra le nostre relazioni quelle con la madre e con il partner sono caratterizzate da un particolare elemento: l’intimità. Questo aspetto mette le persone in una posizione di disponibilità a lasciar emergere aspetti del proprio mondo interno, rendendosi contemporaneamente anche vulnerabili.

Se lo stare in relazione è una condizione naturale degli esseri umani, non lo è altrettanto avere una relazione che sia portatrice di benessere.

La dipendenza affettiva è una delle forme di relazione “non sana”. Questa tipologia relazionale comporta una visione alterata del modo di percepire se stessi e l’altro, oltre che un disequilibrio nella risposa affettiva nell’area dell’intimità.

La dipendenza affettiva è caratterizzata da una rigidità relazionale: l’individuo pensa ed agisce in modo “rigido”, tendendo a mettere in atto condotte che si ripetono in modo stereotipato e che richiedono una risposta altrettanto rigida da parte dell’interlocutore.

Vi siete mai chiesti come mai instaurate relazioni intime con partners che sono molto simili tra di loro? Nonostante vogliate qualcosa di diverso e siete consapevoli che quella relazione molto probabilmente non avrà un lieto fine, continuate a trovarvi incastrati nelle stesse dinamiche e negli stessi rapporti sentimentali.

Questo succede perché probabilmente, inconsapevolmente, attirate sempre quella stessa tipologia di persone che, a loro volta, tendono a instaurare relazioni con partner complementari come voi.

Il dipendente affettivo non riesce ad abbandonare l’illusione onnipotente di cristallizzare il rapporto in una dimensione idealizzata e vive nell’angoscia costante che qualcosa possa cambiare, non riesce ad accettare i limiti propri e dell’altro e dispone di un ridotto repertorio di risposte (Borgioni, 2015).

Le dipendenze affettive si pongono in una posizione antitetica rispetto alle relazioni sane e creative, caratterizzate invece da stili di risposta originali e flessibili.

Se un certo grado di dipendenza c’è sempre tra gli esseri umani, visto che siamo esseri sociali, animali da branco che non possono far a meno gli uni dagli altri, quando la dipendenza diventa un problema o un disturbo?

Per dare una risposta a questa domanda dobbiamo pensare alla dipendenza affettiva come un concetto dimensionale che si sviluppa tra due poli opposti:

  1. Dipendenza: ricerca disperata dell’altro, visto come unico regolatore del sé.
  2. Indipendenza: fuga atterrita dall’altro, visto come una minaccia alla propria integrità.

 

Quando queste due polarità, dipendenza- indipendenza, si scollegano e smettono di compensarsi fra di loro, si può intravedere la deriva psicopatologica.

In una relazione sana, l’individuo è in grado di transitare tra questi due poli, lungo un continuum dove sono presenti diverse e modulate possibilità di risposta, nell’ambito di una reciprocità e scambio complementare di ruoli.

Tenendo conto di questa dimensione, è possibile distinguere tre diverse modalità relazionali, di cui parlerò nel prossimo articolo.